Homograft arteriosi freschi e criopreservati nel trattamento di infezioni protesiche: l’esperienza del gruppo collaborativo italiano per gli homograft vascolari

Homograft arteriosi freschi e criopreservati nel trattamento di infezioni protesiche: l’esperienza del gruppo collaborativo italiano per gli homograft vascolari

Chiesa R, Astore D, Piccolo G, Melissano G, Jannello A, Frigerio D, Agrifoglio G, Bonalumi F, Corsi G, Costantini Brancadoro S, Novali C, Locati P, Odero A, Pirrelli S, Cugnasca M, Biglioli P, Sala A, Polvani G, Guarino A, Biasi GM, Mingazzini P, Scalamogna M, Mantero S, Spina G, Prestipino F

Annals of Vascular Surgery 1998

Seguendo l’esperienza dei cardiochirurghi con gli homograft nel trattamento di endocarditi della valvola aortica, i chirurghi cardiovascolari hanno indagato la rivascolarizzazione in situ con l’utilizzo di homograft come trattamento di infezioni protesiche vascolari. I risultati preliminari sono incoraggianti ma il loro destino nel monitoraggio al ungo termine e l’influenza delle tecniche di crioconservazione sono ancora sotto studio. Questo articolo riporta l’esperienza del gruppo collaborativo italiano per gli homograft vascolari,, con l’uso di homograft arteriosi freschi e criopreservati per il trattamento di infezioni protesiche vascolari. Tra marzo 1994 e dicembre 1996, 44 pazienti con infezioni protesiche vascsolari sono stati trattati con homograft (13 preservati a 4 gradi C, 31 criopreservati). L’età media dei pazienti era 65 anni. Procedure chirurgiche in emergenza sono state eseguite in 8 pazienti (18%). In 11 è stata diagnosticata una sepsi, in 13 una fistola aorto enterica e in 10 pazienti un falso aneurisma. Uno Stafilococco era il principale agente dell’infezione. Le tipologie di ricostruzione con homograft sono state: 32 aorto bifemorali, 3 aorto aortici, 2 ileo femorali, 4 periferici e 3 axillo bifemorali. L’antigene linficitico umano (HLA) e la compatibilità del gruppo sanguigno tra donatore e ricevente non sono stati rispettati. La durata media della sorveglianza postoperatoria è stata di 15 mesi (intervallo 1-33). Un controllo clinico ed ecografico sono stati eseguiti come prassi. Sulla base dei risultati dell’ecocolordoppler sono state eseguite tomografie computerizzate (CT), risonanze magnetiche (RM) o angiografie. Si sono verificate 6 morti durante il periodo postoperatorio precoce (30 giorni) con un tasso di mortalità del 13.6%. Durante la sorveglianza postoperatoria ci sono state 5 morti tardive con un tasso di mortalità del 11.4%. Otto pazienti hanno avuto una occlusione della protesi. Tre casi sono stati trattati con successo con una trombectomia. Due casi sono stati trattati con successo con un bypass femoro popliteo con vena autologa. In tre casi si è resa necessaria una amputazione di gamba. I risultati delle protesi fresche e criopreservate sono stati comparati Non sono state osservate differenze significative nella mortalità postoperatoria precoce o terdiva, nella mortalità correlata agli homograft e nelle occlusioni di protesi. È stata valutata la sopravvivenza e la pervietà degli homograft nelle ricostruzioni aorto iliache. Dodici mesi dopo la chirurgia, la sopravvivenza dei pazienti era del 73% e la pervietà degli homograft era del 56%. Nella nostra esperienza preliminare non abbiamo osservato nessuna differenza significativa in termini di risultato clinico usando homograft freschi o criopreservati. Nel prossimo futuro la nostra politica sarà di impiegare solamente homograft criopreservati. Inoltre estenderemo il recupero di vasi anche a donatori non a cuore battete per massimizzare la raccolta. Le soluzioni menzionate forniranno le migliori disponibilità di protesi per ottenere compatibilità di dimensioni e gruppo sanguigno tra donatori e riceventi

10.1007/s100169900184