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Il problema dell’Ictus

Con il termine “Ictus” o con termini simili quali: colpo apoplettico, incidente cerebro-vascolare, o l’anglosassone “stroke”, si intende un danno irreversibile a una porzione del cervello che si manifesta generalmente con sintomi neurologici differenti e vari il più comune dei quali è la paralisi (o un più blando impaccio motorio con formicolii) dell’arto superiore e inferiore del lato del corpo opposto rispetto a quello dell’emisfero cerebrale colpito, e/o della faccia. Altri sintomi comuni sono la difficoltà nel parlare o nel capire, la confusione mentale o la perdita di coscienza, oltre che sintomi oculari, amnesie, mal di testa e molti altri. 

La causa del danno cerebrale può essere rappresentato da un sanguinamento intra-cranico (Emorragia) o da una mancanza di sangue (ischemia), questa a sua volta può essere causata da frammenti di materiale che si sono staccati da una sede remota e hanno finito per occludere il vaso in questione (embolia), oppure dalla formazione di un coagulo all’interno del vaso stesso (trombosi). 

Vi sono particolari condizioni predisponenti all’embolia e alla trombosi quali la fibrillazione atriale o in particolare la formazione di placche aterosclerotiche all’interno delle arterie cerebrali, in particolare le carotidi (di cui parleremo in seguito).

Riconoscere l’Ictus: “Il tempo …. è cervello”

L’ictus è la causa principale di disabilità fra gli adulti rappresenta la quarta causa di morte con centinaia di migliaia di nuovi casi ogni anno. 

Circa l’85% di tutti gli ictus sono di origine ischemica, sono cioè causati dal blocco di un vaso sanguigno che riduce il flusso di sangue, a un’area del cervello. Nel cervello ci sono più di 20 miliardi di neuroni. A seguito del blocco di un’arteria che casa un ictus si pensa che possano andare persi quasi 2 milioni di neuroni ogni minuto. Ecco la ragione per cui viene utilizzata la frase “Il tempo …. è cervello”, per sottolineare l’importanza del rapido trattamento dell’ictus. 

Una valutazione e diagnosi immediata the ictus in fase iniziale può, infatti, prevenire una perdita irreversibile di tessuto cerebrale. Le terapie che sono oggigiorno disponibili per migliorare l’apporto di sangue al cervello comprendono la somministrazione di farmaci trombolitici in vena o direttamente in arteria o l’impiego di particolari strumenti endovascolari per la rimozione del trombo o l’esecuzione di angioplastica e stenting, o infine la terapia chirurgica. 

Oltre all’esame clinico sono ancora fondamentali per la diagnosi, esami quali la tomografia computerizzata (TC) e la risonanza magnetica, che oltre allo studio il tessuto cerebrale permettono anche la valutazione delle arterie intra-craniche oltre che toraciche (Angio-TC, Angio-RM). La cosiddetta terapia trombolitica, quella cioè che si prefigge di ottenere la dissoluzione del trombo per mezzo dell’infusione di particolari farmaci può essere eseguita solo entro una finestra di poche ore dall’insorgenza dell’ictus. I risultati comunque sono tanto migliori quanto più precocemente si comincia la terapia.Purtroppo però oggigiorno solo una piccola frazione dei soggetti con ictus, arrivano in tempo per avere l’opportunità di ricevere questo tipo di trattamento. 

Si tratta naturalmente di una terapia molto delicata, e non del tutto priva di rischi, deve quindi essere eseguita in centri di alta specializzazione per garantire i migliori risultati. Centri specificamente dedicati a questo tipo di patologia, prendono il nome anglosassone di “Stroke Center”. 

Oltre alla trombolisi farmacologica, esiste oggi la possibilità di effettuare una rimozione meccanica del trombo con particolari strumenti inseriti all’interno delle arterie, generalmente questa sede è possibile attraverso l’arteria femorale, all’inguine. E poi anche in l’esecuzione di angioplastica con palloncino e stent, simile a quella descritta per gli arti inferiori, ma con particolari accortezze in più legate alla grande delicatezza della sede. Queste metodiche endovascolari hanno una finestra terapeutica di qualche ora più lunga rispetto alla trombolisi. 

Esistono poi opzioni chirurgiche di cui parleremo più profusamente in seguito. 

Abbiamo quindi inteso come l’obiettivo per il futuro sia quello di rendere la diagnosi e il trattamento dell’ictus acuto sempre più rapido e specifico in modo da offrire la possibilità di guarigione o per lo meno di limitare al massimo il danno neurologico a un numero sempre più grande di soggetti. Se da una parte i futuri sviluppi tecnologici ci aiuteranno a perseguire tale obiettivo , dall’altra esso passa obbligatoriamente da una maggiore presa di coscienza da parte della popolazione della necessità di richiedere attenzione medica urgente, in presenza di sintomi neurologici come quelli appena descritti.