Aneurisma gigante dell’arteria renale

Aneurisma gigante dell'arteria renale

Roberto Chiesa, Germano Melissano, and Renata Castellano

Journal of Vascular Surgery 2004

Una donna ipertesa di 67 anni è stata ricoverata con una voluminosa tumefazione addominale non dolente che ha determinato un consistente rigonfiamento della parete addominale. La paziente era priva di sintomi tranne occasionale lombalgia. Era a conoscenza della massa da oltre 5 anni, ma non si era rivolta ad un medico. La sua storia familiare era negativa per patologia vascolare significativa. Non aveva precedenti di traumi o di procedure invasive. La funzione renale era normale. La tomografia computerizzata (Cover) ha mostrato un aneurisma gigante dell’arteria renale sinistra (diametro 25cm). La parete era calcifica; la trombosi era estesa, ma incompleta e disomogenea. I visceri addominali erano spostati a destra. Non sono state documentate altre zone aneurismatiche.
L’angioRM (A) ha mostrato che l’origine del lume dell’aneurisma era al terzo medio dell’arteria renale di sinistra. L’intervento è stato eseguito mediante laparotomia trasversale. Il legamento gastrocolico è stato inciso e la parete anteriore dell’aneurisma esposta e incisa (B). Il trombo è stato rimosso dalla sacca e l’origine dell’aneurisma dall’arteria renale sinistra esposta (C, freccia). Era visibile una breccia nella parete dell’arteria. L’arteria non clampata è stata compressa manualmente per l’emostasi mentre l’arteria veniva chiusa. L’esame patologico ha confermato un vero aneurisma aterosclerotico. Il paziente è vivo ed in buone condizioni 6 mesi dopo l’intervento, con funzione renale normale.
Gli aneurismi dell’arteria renale possono occasionalmente raggiungere grandi dimensioni, ma questo caso è da considerarsi eccezionale. In realtà è estremamente raro che gli aneurismi in qualsiasi sede raggiungano queste dimensioni senza andare incontro a rottura. Aneurismi giganti dell’arteria renale (diametro 5 cm) sono stati descritti in meno di 20 casi nella letteratura. Possono essere pseudoaneurismi, solitamente secondari a procedure invasive come l’angioplastica percutanea transluminale o la pielolitotomia, o veri e propri aneurismi, spesso con calcificazioni parietali. Le principali indicazioni per il trattamento chirurgico sono l’ostruzione ureterale, l’ipertensione, il dolore e l’eliminazione del rischio di rottura. Il trattamento può prevedere la ricostruzione dell’arteria o addirittura la nefrectomia, ma può essere necessaria anche solo la semplice correzione del difetto dell’arteria, come è stato possibile in questo caso.

10.1016/j.jvs.2004.01.026